«L’estate scorsa l’ho trascorsa in buona parte a letto. In quelle lunghe, interminabili notti, tra i molti pensieri e turbamenti, comparivano tanti ricordi. I più ricorrenti venivano da quel terremoto che una quarantina d’anni fa ho vissuto, nella prima notte, sulla strada, a dieci metri da casa mia, nel mio paese di Osoppo, e poi con la mia gente lungo i mesi ed anni delle tende, delle baracche, della ricostruzione. Qui sono nato il 5 maggio del 1938 (…). La notte del terremoto avevo dunque 38 anni, nel 2016 ne compio 78. Considerando il 6 maggio 1976 come uno spartiacque, ho vissuto dunque la maggior parte della mia vita dopo questa fatidica data».
Sono le parole con le quali don Dino Pezzetta introduce i lettori all’opera Terrae Motus 1976-2016: un diario che a partire dalle memorie di «quella notte» ritorna tra i ricordi delle giornate immediatamente successive al sisma, degli aiuti ricevuti, delle priorità e delle fatiche della ricostruzione, per volgersi ad altri metaforici cantieri – le esperienze liturgiche e pastorali in alcune parrocchie della Diocesi di Udine e presso l’Abbazia di Rosazzo – e ad altri metaforici terremoti: dal crollo del Muro di Berlino al futuro della Chiesa e delle comunità locali «in un mondo che cambia».
Il volume, edito da Olmis, sarà presentato giovedì 12 maggio alle ore 20.30 presso l’Auditorium San Michele a Gemona. Interverranno l’autore e lo storico dell’età contemporanea Igor Londero.
Teologo, per dodici anni rettore dell’abbazia di Rosazzo, dal 2009 al 2015 collaboratore e successivamente parroco a Montenars, don Dino Pezzetta visse con la gente, vicino soprattutto ai più indifesi, la catastrofe e l’emergenza del terremoto, stimolando la partecipazione attiva della popolazione alle scelte per la ricostruzione.
Igor Londero, nato un anno dopo il terremoto, dottore di ricerca in storia contemporanea, ha dedicato la sua tesi di laurea all’esperienza di autogestione vissuta nell’estate del 1976 dalla tendopoli di Godo e dalle altre sparse nell’area disastrata. Lo studio è stato pubblicato nel volume Pa sopravivence, no pa l’anarchie, con introduzione di Remo Cacitti (Forum, 2008).
«Sarei grato a chi volesse invitarmi a casa sua in una domenica pomeriggio, in una sera, in un dopo cena, in altre occasioni: potremmo leggere qualche pagina di queste memorie e commentarle insieme», afferma don Dino nell’introduzione al suo lavoro. «Sarei ancor più felice se la ristretta cerchia di persone che hanno vissuto quegli eventi si allargasse fino a comprendere altri amici, figli, nipoti e pronipoti, che di terremoti hanno sentito soltanto parlare. Quei sommovimenti di corpi, di anime e di paesi hanno sconvolto noi e la grande famiglia che noi siamo: di ieri, di oggi e pure di domani».
La serata è promossa dall’Associazione storico-archeologica-culturale Valentino Ostermann con il supporto del Coordinamento delle Associazioni Culturali e di Volontariato Sociale nell’ambito della manifestazione “I colori del vento 2016”.
[Foto Archivio Caritas Italiana]