L’Ecomuseo delle Acque si fa promotore di due nuove iniziative riguardanti i muri in pietra a secco, il loro recupero e la loro valorizzazione.
Sabato 17 dicembre, alle ore 17 presso il Laboratorio sul terremoto a Gemona, Ermanno Savoi e Giancarlo Manfrini della Scuola trentina della pietra a secco racconteranno la loro esperienza di maestri artigiani e di formatori sulle tecniche tradizionali di costruzione di questa tipologia di muri. Prima dell’incontro verranno premiati gli artigiani e i volontari che hanno partecipato ai Cantieri del paesaggio organizzati nel 2016 dall’Ecomuseo in collaborazione con i Comuni di Artegna e di Montenars. Aperti al pubblico e condotti da maestri artigiani locali, i Cantieri intendono contribuire alla conservazione dei muri a secco del Gemonese. Gli ultimi si sono svolti ad Artegna, lungo il sentiero che sale al Colle di San Martino, e a Montenars, presso il Roccolo di Pre Checo Placereani.
Giovedì 22 dicembre, alle ore 17 nel municipio di Montenars, verrà presentato il Lunari 2017 con le fotografie del gemonese Graziano Soravito. Il Lunari è dedicato ai muri in pietra a secco del territorio del Gemonese, che può essere definito “murato” o “terrazzato”, a dimostrazione degli interventi condotti nel tempo dalle comunità locali per utilizzare e gestire il proprio territorio. La costruzione di manufatti in pietra, senza l’ausilio di materiali leganti, permetteva di adattare e rendere coltivabili i pendii, ridurre l’erosione, confinare le proprietà e riparare le colture dal vento.
Le fotografie di Soravito, a cui si accompagnano brevi testi descrittivi, documentano l’esistenza di tipologie di strutture murarie testimonianti una cultura secolare (i muri sono databili all’Ottocento e ai primi del Novecento), adattate alle risorse naturali del territorio: il materiale lapideo è sempre di provenienza locale. Tali strutture hanno generato espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento: dalle altane del castello di Gemona ai terrazzi ricavati sulle prime pendici del Monte Faeit ad Artegna; dai muri merlati di Osoppo e Ospedaletto alle muraglie ciclopiche di Plazzaris e Sopramonte di Buja.
Nelle immagini di grande formato si distinguono le diverse caratteristiche strutturali, dimensionali e formali delle murature, dipendenti da vari fattori: il tipo di pietra utilizzata, la morfologia del terreno, il substrato roccioso, la competenza del costruttore. Si tratta di opere erette con grandi blocchi monolitici, a schegge minute, con pietre di forma irregolare e di dimensioni variabili. Mutevoli anche le altezze e le lunghezze, in funzione della pendenza dei versanti e della parcellizzazione fondiaria. Differenti sono pure le trame e i cromatismi dei paramenti murari.