Venerdì 12 maggio, alle ore 20.30 presso la Comunità dei Padri Stimmatini a Gemona, sarà presentato il libro Todà (Grazie). Memorie condivise di Mario Vit, uomo e gesuita di Caterina Dolcher.
Azioni, pensieri e riflessioni di Mario Vit, uomo «in inquieta ricerca», gesuita a Gemona negli anni del post terremoto, verranno ripercorsi e narrati attraverso il libro e i racconti di persone che hanno incrociato la sua strada. Interverranno l’autrice del libro, collaboratrice di padre Mario Vit presso il Centro Veritas di Trieste, don Pierluigi Di Piazza, fondatore del Centro di accoglienza e di promozione culturale “Balducci”, Sandro Cargnelutti e Salvatore Campo, capi scout a Gemona e a Gorizia negli anni del terremoto e del post terremoto.
«Gratitudine e memoria: per espresso desiderio del protagonista, il libro rivisita nel segno della riconoscenza le esperienze plurali e complesse che la vita ha donato al gesuita padre Mario Vit. Una vita nel segno dell’incarnazione: attraverso i suoi scritti e molte testimonianze, vi si narra l’esperienza di un uomo immerso in alcuni passaggi forti della storia italiana dell’ultimo mezzo secolo», si legge nella presentazione dell’opera.
Padre Vit è coinvolto in alcuni grandi sommovimenti della seconda metà del Novecento: dopo aver offerto il suo aiuto tra gli “angeli del fango” a seguito dell’alluvione di Firenze ed essersi trovato coinvolto nei soccorsi alle popolazioni terremotate nel Belice, padre Mario partecipa con passione al “terremoto” culturale del Sessantotto trentino e giunge poi nel Friuli terremotato.
In Friuli egli desidera attuare la missione che la sua Compagnia si è data con la XXXII Congregazione generale di «servire la fede promuovendo la giustizia come esigenza assoluta»: la solidarietà con gli uomini che conducono una vita difficile o che sono collettivamente oppressi deve caratterizzare la vita di tutti i gesuiti, sul piano personale come su quello comunitario e istituzionale.
La scelta di dedicarsi alle zone colpite dal terremoto è vissuta da padre Vit come elemento di questa vita rinnovata: una scelta di solidarietà con persone duramente provate e in un cammino di speranza. Vivere assieme ai terremotati il segno della “vita comune per il Regno” è per lui una scelta tesa a rivendicare i valori di comunione, di semplicità di vita, di condivisione di beni e la priorità di Dio al di sopra di tutti i possibili assoluti. Con gli altri gesuiti giunti in Friuli, padre Mario desidera creare una comunità aperta all’accoglienza e all’ospitalità per testimoniare il “mettere in comune quello che si ha” e per diffondere il desiderio e l’imitazione di uno stile evangelico che genera e sostiene la vera “libertà”, quella che permette di essere dalla parte dei deboli.
Un “inserimento” che promuova e salvaguardi le peculiarità etniche e culturali comporta, a chi proviene dall’esterno in un territorio devastato, un atteggiamento di attenzione e di ascolto, di pazienza e di gradualità nel promuovere i valori della tradizione e le fecondità del cambiamento. Padre Mario intuisce che gli eventi sismici possono essere generativi di grandi trasformazioni e in questa possibilità mette tutto se stesso.
Nella baraccopoli del Tiro a Segno lo si vede particolarmente impegnato nel lavoro con gli Scout che animano il Centro di comunità, fornendo a quei giovani – mediante la sua capacità di ragionamento, di sintesi e di progettazione – un metodo rigoroso per la lettura della complessità.
Padre Mario anima l’attività dei laici e crede nella loro crescita. Non li guida con autorità, non li soverchia. L’associazionismo è per lui la modalità collettiva di questo agire impegnato dei laici. A causa del suo orientamento pastorale troverà diffidenza, quando non aperta opposizione, nel clero locale. Troverà anche rapporti di amicizia: amicizie che dureranno a lungo, persone che lo ricorderanno e lo seguiranno per tutta la vita. Il suo affetto, la sua umanità, l’umiltà e nel contempo il valore della sua persona lasceranno un segno indelebile, di cui il libro di Caterina Dolcher vuole essere testimonianza.
La serata è promossa da un gruppo di amici, collaboratori e conoscenti di padre Vit nell’ambito dell’iniziativa “I colori del vento”.