Venerdì 6 ottobre, presso la sala della Comunità di Montagna a Gemona, si è svolto il primo appuntamento del ciclo di incontri intitolato Crescere oggi. Coordinate per un cammino educativo con i ragazzi promosso dalla Rete territoriale “B*sogno d’esserci”. L’incontro è stato condotto da Franco Santamaria, pedagogista sociale, esperto di politiche giovanili e già docente di Pedagogia della marginalità e della devianza minorile all’Università di Trieste, che con passione e competenza ha coinvolto i numerosi presenti, in un viaggio nel mondo dei ragazzi di oggi.

L’incontro, intitolato Cosa significa crescere oggi come ragazzi?, ha dato il via al sopraccitato ciclo di tre appuntamenti finalizzato a promuovere, fra quanti si occupano di giovani generazioni, la riflessione su alcuni “temi chiave” del lavoro educativo e lo scambio di esperienze.

Numerose e pregnanti le tematiche affrontate da Santamaria nel corso della serata: i compiti di sviluppo degli adolescenti, gli impoverimenti e gli arricchimenti che caratterizzano la realtà giovanile di oggi, le difficoltà e le “ferite aperte” che molti ragazzi affrontano, la prospettiva di giovani riconosciuti come soggetti e come portatori di diritti. Stimoli che hanno coinvolto attivamente il pubblico in sala, composto da genitori, insegnanti, operatori sociali, volontari e da alcuni giovani.

Il pedagogista ha evidenziato come, rispetto ad alcuni decenni fa, il percorso di crescita dei ragazzi sia cambiato sotto vari aspetti: dal modo in cui essi vivono la corporeità (sia in ambito affettivo che sessuale) alle loro relazioni in famiglia; dalla dimensione della socialità all’utilizzo delle tecnologie digitali; dalle nuove forme di apprendimento al tema della “società del rischio”.

Il contesto sociale odierno può dirsi caratterizzato da numerosi arricchimenti rispetto al passato, tra questi le già citate nuove tecnologie, una maggior capacità di adattamento, un ampio bacino di conoscenze e di informazioni, ma è caratterizzato anche da impoverimenti: la mancanza, per alcuni ragazzi, della pratica motoria e sportiva; il limitato, se non assente, rapporto con la natura; la perdita del gioco libero; la riduzione dei rapporti tra fratelli/sorelle; la contrazione delle reti parentale e di vicinato, la scomparsa dei gruppi spontanei con i quali un tempo bambini e ragazzi giocavano liberamente nei cortili e nelle strade, appropriandosi del territorio.

Un tema particolarmente sentito, emerso anche negli interventi del pubblico presente in sala, è stato quello dell’educazione alla responsabilità, intesa come compito evolutivo fondamentale che richiede l’accompagnamento di adulti capaci di instaurare relazioni educative caratterizzate da fermezza e dolcezza, simmetriche dal punto di vista dell’ascolto e della comprensione dei ragazzi, ma anche asimmetriche: ragazzi e giovani hanno bisogno di adulti autorevoli, non di adulti “amici”.

Il pedagogista ha inoltre messo in evidenza la responsabilità positiva degli adulti nell’educazione. Una responsabilità intesa come accompagnamento dei giovani «da un luogo all’altro», in un percorso che possa modificare, ampliandola, la loro visione delle cose. Il lavoro educativo è quindi un lavoro cognitivo che provoca un cambiamento nel modo di pensare: è necessario aiutare i ragazzi a sviluppare il pensiero critico, affiancandoli affinché non diventino servi, bensì persone pensanti. Un compito delicato e non facile, che richiede agli adulti motivazione, equilibrio e preparazione.

I ragazzi e i giovani hanno bisogno di vivere non solo le esperienze positive, ma anche quelle negative come il dolore, la sofferenza e la morte, non per dolersi, ma per ragionare e per non sentirsi impreparati, di fronte alle prove della vita.

Durante il dibattito, arricchito da ulteriori spunti di riflessione, citazioni e suggerimenti di lettura, è emerso quanto sia fondamentale per ragazzi e giovani vivere esperienzedi senso” che permettano loro di toccare con mano i problemi del contesto in cui vivono, di imparare mediante il «linguaggio delle cose concrete» e di sentirsi in tal modo utili agli altri e alla collettività. Per questo, ha sottolineato il pedagogista, risulta essenziale proporre ai ragazzi attività diversificate, che essi possano scegliere in base alle proprie attitudini e ai propri interessi.

«Dovremmo restituire ai ragazzi la polvere, il sangue e il sudore», ha affermato il relatore citando Paolo Mottana, docente di filosofia dell’educazione all’Università Milano-Bicocca.

Tutti coloro che vorranno riflettere su questi e altri temi potranno partecipare al secondo incontro previsto per venerdì 13 ottobre, alle ore 18 presso la sala della Comunità di Montagna a Gemona. L’appuntamento verterà sul tema Quali sono le sfide educative prioritarie? Il ciclo di incontri terminerà sabato 18 novembre dalle 15.00 alle 19.00, con i lavori di gruppo sul tema È possibile costruire legami di corresponsabilità nel territorio?

QUI la locandina dell’iniziativa.